Sergio Pizzorno
Sergio, durante i concerti, cambia chitarra ad ogni canzone, a seconda del suono che vuole ottenere.
La sua chitarra preferita, quella che lo caratterizza, è la Rickenbacker 481 rossa, una chitarra a 6 corde che, nella forma, ricorda i bassi Rickenbacker della serie 4000
(Paul McCartney usava il 4001). Ha un corpo compatto, con inserti in
madreperla e doppio pickup; è stata prodotta dal 1973 al 1983. Sergio
spiega: “Ogni chitarrista storico ha una chitarra che gli viene associata:
Hendrix con la sua Stratocaster e Lennon con la sua Rickenbacker
semi-acustica. Sono fortunato, perché nessuno ha mai suonato questo
tipo di Rickenbacker, alla gente non piace la sua distorsione naturale,
quindi adesso anche io ho una chitarra assegnata a me. Fra me e la
mia chitarra? C’è qualcosa di spirituale!”.
Sergio ha un’altra chitarra dello stesso tipo, color caffelatte.
Un’altra chitarra che spesso usa è la Vox Mark III Teardrop – Brian Jones limited edition, bianca con inserto nero. Anche questa ha 6 corde, doppio pickup e ha una particolare forma a goccia. Vari musicisti famosi hanno usato questo tipo di chitarra: lo stesso Brian Jones e Keith Richards (The Rolling Stones), Tom Petty, Dave Wakeling (The English Beat).
Passando dalle chitarre elettriche a quelle semi-acustiche, Sergio ha una chitarra vintage, la Fender Coronado II del 1966, color ciliegia, con battipenna in legno di palissandro. La particolarità di questo strumento è che non somiglia affatto ad una Fender, quanto piuttosto ad una Gibson o ad una Epiphone Casino. Ha il doppio pickup ed esiste sia nella versione con 6 corde, come quella nella foto, sia nella versione con 12 corde.
Altro gioiellino semi-acustico è la Vox Ultrasonic v 268, uno degli ultimi modelli della Vox negli anni ’60, prodotta in Italia; ha molte affinità con la Fender Coronado, infatti anche la Ultrasonic esiste in due versioni (6 e 12 corde). Usando a questa chitarra, non è necessaria una pedaliera per ottenere effetti diversi, perché questi si possono far suonare direttamente dallo strumento.
La chitarra acustica, infine, è una Gibson SJ-200 True Vintage. Questo modello riprende la Super Jumbo storica, apparsa per la prima volta nel 1937. Ha 6 corde e un decoro floreale sul battipenna.
Tom Meighan Anche se ultimamente, sul palco, Tom Meighan non suona nessuno strumento, durante i concerti del primo periodo della carriera dei Kasabian, anche lui usava una chitarra, in particolare una Gibson Robot Les Paul Jr. Special color marrone scuro, a 6 corde. Grazie al suo suono caldo e consistente, questa chitarra è molto adatta per l’accompagnamento della melodia principale con accordi pieni. Una curiosità: grazie all’hardware installato al suo interno, questa Gibson si mantiene accordata più a lungo.
Jay Mehler Anche Jay usa varie chitarre: innanzitutto una Gibson Firebird non-reverse 1965 bianca, a 6 corde. La Gibson ha iniziato a produrre questi modelli “non- reverse” (che letteralmente significa “non-rovesciato”), dalla forma più classica e rotondeggiante, a partire dal 1965, dopo aver fallito nella conquista del mercato con i modelli “reverse”, disegnati in modo, appunto, rovesciato rispetto al solito, quindi con il corno inferiore più lungo rispetto a quello superiore.
La seconda chitarra, sempre elettrica e a 6 corde, è una Greco Super Real con decorazione personalizzata. Queste chitarre, di origine giapponese, sono state prodotte fra gli anni ’70 e gli anni ’80, come repliche dei modelli di chitarre più note, come Gibson e Fender.
Terza e ultima chitarra elettrica che usa Jay è una Gibson Les Paul Gold Top Traditional. Insieme alla Les Paul Standard, è il modello di Gibson più diffuso; è una chitarra di produzione molto recente, ma con un design vintage che richiama i primi classici modelli, prodotti nel 1957.
Jay si porta sul palco anche una chitarra semi- acustica: una Gibson ES-355 color ciliegia. Questo modello, variazione della ES-355TDSV, fu lanciato sul mercato nel 1958 con tiratura limitata. Spesso è paragonata alla Epiphone Sheraton, anch’essa prodotta dalla Gibson, utilizzando gli stessi materiali e le stesse tecniche di costruzione.
Chris ‘Dibs’ Edwards Anche il bassista del gruppo suona sia dei bassi elettrici che un basso semi-acustico. Il primo basso, quello usato fin dai primi concerti della carriera con i Kasabian, è un Fender Standard Jazz Bass nero, a 4 corde. I primi modelli, messi sul mercato nel ’60, ebbero un immediato successo anche fra i bassisti professionisti, grazie al loro suono versatile e facilmente adattabile a qualsiasi genere musicale. Negli anni, sono stati riproposti modelli rinnovati di questo Fender, facendo però attenzione a non stravolgerne mai del tutto il caratteristico design.
Anche l’altro basso elettrico, sempre a 4 corde, è un Fender, in particolare un ’70s Jazz Bass Sunburst. Questo modello richiama gli anni ’70 sia nella forma che nel suono, molto brillante, ottenuto grazie alla vicinanza tra i due pickup.
Il basso semi-acustico, invece, è un Gibson EB-2 del 1966, color ciliegia, a 4 corde. Questo fu il secondo modello di basso semi-acustico prodotto dalla Gibson, nonché uno di quelli che riscosse maggiore successo negli anni ’60. Grazie al suo design morbido ed elegante, è stato utilizzato da bassisti dei più svariati generi musicali, tra i quali il Reggae e, soprattutto, il Rock ‘n’ Roll. Una caratteristica che lo contraddistingue è l’assenza del battipenna.
Ian Matthews Ian, pur essendo mancino, suona la batteria come se fosse destro. Inizialmente, la sua batteria era una Dw Collector’s Series bianca, con piatti e gong Sabian – coincidenza geniale il fatto che il batterista dei Kasabian suoni piatti Sabian (N.d.A.).
Per la registrazione dell’ultimo disco e i successivi concerti, invece, ha usato una Pearl Reference color rosso-vetro, composta da una grancassa, un rullante, due tom e due timpani (o floor tom). Del set di piatti Zildjian è Ian stesso che, in un’intervista, ne fa la descrizione accurata: “Uso un hi-hat (charleston) che ha un suono con un’estensione molto dinamica, perfetto per suonare sia live che in studio. Poi c’è il crash da 18 pollici; è molto grande, in modo da rinforzare il ritmo di base. Il suo suono caldo contrasta con quello dell’altro crash, da 19 pollici, che ha un suono più leggero e tagliente. In mezzo ai due crash c’è il raw bell ride da 21 pollici, molto versatile perché dà un suono nettamente differente, a seconda di come si usa la bacchetta (di punta o di collo) e di dove si batte (in pieno piatto, sul bordo o nel centro rialzato). Questo piatto è uno dei più importanti e su di esso si appoggia, ad esempio, l’intera canzone ‘Empire’. Ho anche un piatto Sabian China Hand Hammered da 18 pollici, un pezzo molto importante della mia collezione; ha un suono particolare e complicato, che però si mescola bene con quello di tutti gli altri piatti quando li faccio suonare tutti insieme. Infine” dice con un sorriso soddisfatto “c’è il gong, che una volta colpito potrebbe andare avanti a suonare all’infinito. Si può usare in vari modi: sul bordo, per ottenere un suono secco, oppure sulla parte dorata, per ottenere un suono morbido o al centro, con le bacchette per timpani, per avere un suono metallico. Nei live, per concludere ‘Club Foot’ batto sempre un colpo con la mazza per gong, in modo che il suono duri il più a lungo possibile.” A questi piatti sono aggiunti altri due crash, di dimensioni più ridotte.
Ben Kealey Inizialmente, Ben usava una tastiera Korg, ma dall’ultimo album in poi ha cambiato, passando ad una Hammond XK, modificata con l’aggiunta di due tastiere più piccole, utilizzate generalmente come sintetizzatori.